Home Invasioni I conti in tasca fatti al volley in pandemia: chi – e quanto – guadagna di più

I conti in tasca fatti al volley in pandemia: chi – e quanto – guadagna di più

di Fabio
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La pandemia sta indubbiamente modificando non solo il nostro modo di vivere, ma anche il mondo dello sport. Non fa eccezione il volley, considerando che la quasi totalità dei club si è trovata a rivedere le sue strategie al fronte di un budget annuale meno generoso, se non – in alcuni casi – ridimensionato.

Nell’inchiesta curata da Davide Romani e Gianluca Pasini e pubblicata dalla Gazzetta dello Sport emergono interessanti spunti di riflessione sul ‘modus operandi’ delle singole franchigie nella bollente estate del volley mercato. C’è chi ha pensato e pianificato operazioni e trattative – e quindi stanziato cifre – prima dell’arrivo del lockdown, come è il caso di Trento, che ha allargato i cordoni della borsa per assicurarsi top player del calibro di Ricardo Lucarelli (per la stella verdeoro ingaggio da 450mila euro, al terzo posto nella hit parade dei più pagati) e dell’olandese Abdel Aziz (al sesto con 400mila, appaiato a Yoandy Leal della Lube), con il capitano Simone Giannelli che invece staziona all’ottavo posto di questa singolare graduatoria, a braccetto col capitano di Civitanova Osmany Juantorena. Proprio in casa Lube il senso di…appartenenza ha giocato un ruolo essenziale nell’allestimento della squadra. «I protagonisti delle ultime vittorie hanno accettato una riduzione dell’ingaggio – racconta il g.m. della Cucine Lube, Giuseppe Cormio – oppure un prolungamento del contratto con compensi al ribasso. Un segnale importante in una stagione dove abbiamo subito una contrazione del 20% nel budget».

Per la cronaca, tra i Paperoni trionfa per distacco il cubano naturalizzato polacco Wilfredo Leon (900mila euro annui) schiacciatore della Sir Safety Perugia, formazione che in classifica ha anche il suo opposto e capitano Aleksandar Atanasijevic (450mila). Due posti su tre nel podio sono occupati dall’ambiziosa Piacenza: mezzo milione per Gyorgy Grozer, picchiatore teutonico al suo primo anno in SuperLega (ma gli appassionati marchigiani lo ricorderanno giovanissimo in A2 a Loreto, ingaggiato a gettone a metà stagione dopo l’infortunio del suo connazionale Dunnes) e 450mila – al pari di Lucarelli – per l’americano Aaron Russell, strappato a Trento. Chiude la top ten l’evergreen Matej Kaziyski, colonna della Blu Volley Verona, ritornato in Italia full-time dopo diverse stagioni a dividersi tra il Campionato Giapponese e la Superlega.

Paola Egonu (a destra) e Miriam Sylla, punti di forza di Conegliano e della nazionale italiana, sono tra le atlete meglio remunerate della serie A1 femminile (foto Filippo Rubin/LVF)

Meno esoso, per i bilanci societari, assicurarsi alcune fra le stelle di prima grandezza dell’universo pallavolistico femminile, dove a capeggiare la graduatoria è la regina Paola Egonu (400mila euro) di un Imoco Conegliano che ha mezza squadra nella lista delle dieci atlete più pagate: Kimberly Hill con 240mila, Asia Wolosz e Miriam Sylla con 200, e Robin De Kruijf a quota 160 mila. Quattro invece le giocatrici di Novara in classifica: Malwina Smarzek con 200 mila, Caterina Bosetti con 170 (30mila in meno della sorella maggiore Lucia, punto di forza della Savino del Bene Scandicci) ed a quota 150mila Britt Herbots e Cristina Chirichella. Ma a cambiare, nella pallavolo in…rosa, è stata soprattutto la filosofia di alcuni club di punta. Come Conegliano, che per la panchina ha puntato sulla linea verde o su giocatrici meno conosciute al grande pubblico come Adams. O come Scandicci, che nel roster presenta le tre ‘millennial’ Pietrini, Lubian e Stysiak.

Resta da vedere se tale trend, nei principali tornei nazionali, si confermerà una volta smaltiti gli effetti della pandemia e se i ridimensionamenti attuali porteranno più in generale le varie società a calmierare comunque i costi nelle stagioni a venire. «Ma non credo che questa emergenza sanitaria farà calare di molto gli ingaggi dei migliori giocatori – dice Bruno Da Re, direttore generale dell’Itas Trentino di Superlega maschile – forse potranno scendere del 10, massimo del 20% ma piuttosto penso che saranno i club nel caso a rivedere i concetti di spesa».

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